Uomini

L’Italia in Spagna 1936-1939 - STORIA MILITARE

Costi e conseguenze dell’intervento militare italiano nella guerra civile spagnola

ANGELO EMILIA

 

Storia Militare, n. 24, settembre 1995


I dati ufficiali sul “contributo italiano alla vittoria della Spagna nazionale” furono resi noti dall’Agenzia Stefani il 27 febbraio 1941, dopo il discorso del 23 dello stesso mese nel corso dei quale Mussolini aveva parlato del “rilevante consumo di armi e di armamenti [...] nella penisola iberica [...] contro i fronti popolari”. L’organo del partito, “Il Popolo d’Italia”, riassumeva lo sforzo italiano nell’impiego di 1.930 cannoni, 10.135 armi automatiche, 240.747 fucili, 7.668 automezzi, 763 aeroplani ripartiti in 29 squadriglie, 92 piroscafi e 91 navi da guerra (1).

 

Non si trattava della rivelazione di notizie fino ad allora segrete, anzi, cifre e statistiche sull’invio di uomini e materiali in Spagna, disaggregati per singola forza armata e suddivisi nelle fasi che avevano contrassegnato l’andamento delle operazioni, erano già stati resi noti da autorevoli pubblicazioni (2). Ciò che conferiva ufficialità e rilievo alle notizie della Stefani, era la fonte stessa e il momento scelto per la loro diffusione. Pochi giorni prima infatti, dall’11 al 13 febbraio, Mussolini e Franco si erano incontrati a Bordighera in un clima reso più difficile dalle impreviste difficoltà in cui stavano incorrendo gli italiani in Albania e sui fronti africani, oltre che dal bombardamento navale che si era abbattuto su Genova il 9 precedente.

 

 

SIAI S.79 Falchi delle BaleariSpagna guerra civile 1936-1939

 

 

Franco aveva ripetuto la tesi ormai nota: la Spagna aveva già fatto la sua parte contro il nemico comune e non era preparata per un’altra guerra. Non c’erano state da parte italiana né richieste precise né pressioni in tal senso, ma commentando l’espressione malinconica di Mussolini per l’andamento dei colloqui, conclusisi con un nulla di fatto, il ministro degli Esteri spagnolo Serrano Suñer annotò: “Naturalmente non posso assicurare ciò che Mussolini pensasse dentro di sé; quel che è certo è che la stampa italiana pubblicò due giorni dopo in grande rilievo un bilancio di ciò che la Spagna deve all’Italia” (3).

 

L’allusione a quello che veniva interpretato come un rinfacciare l’aiuto prestato, avrebbe però dovuto mettere nel conto il comportamento dilatorio e inconcludente dei rappresentanti spagnoli nelle commissioni miste insediate per la determinazione dei debito nei confronti dell’Italia e per la formulazione del programma di ammortamento.

 

Non v’è dubbio, comunque, sul significato che assumeva il rendere di pubblico dominio, e in quel momento, l’entità dello sforzo sostenuto in Spagna: all’esito deludente dell’incontro - non solo nell’improbabile prospettiva della scesa in campo di Franco a fianco di Mussolini e di Hitler - Roma rispondeva presentando il conto. Un conto nel quale, verosimilmente, nulla era stato trascurato.

 

Le cifre fornite dalla Stefani hanno costituito per cinquant’anni, nell’impossibilità di accedere alle fonti primarie di documentazione, un riferimento assoluto e non verificabile che ha messo i ricercatori nella bizzarra condizione di dover misurare gli esiti del loro lavoro con conclusioni, almeno quantitative, già dichiarate e allo stato delle cose incontrovertibili. Una condizione, inoltre, che ha finito per aprire ampi varchi ad una pubblicistica al servizio di tesi precostituite volte ad accreditare versioni che sminuiscono - è il caso di alcuni storici spagnoli - o esagerano il peso dell’intervento italiano in Spagna. Il quadro risulta poi aggravato dalla persistente tendenza da parte di molti storici a trascurare linee di ricerca che affrontino compiutamente aspetti militari e tecnici, negando agli stessi una valenza interpretativa e finendo non di rado per incorrere in equivoci tutt’altro che secondari (4).

 

Negli ultimi anni gli Stati Maggiori dell’esercito, della marina e dell’aeronautica hanno ammesso alla consultazione i fondi documentali conservati nei rispettivi Uffici storici e hanno promosso la pubblicazione di opere di grande valore che oggi costituiscono fonti imprescindibili, oltre che una sorta di contributo ufficiale, per una maggiore conoscenza del coinvolgimento italiano nella guerra civile spagnola.

 

Ciò che potrebbe sorprendere nei primi risultati - in buona parte frutto del lavoro di storici non professionisti - delle ricerche condotte in questa nuova situazione, è che le cifre fornite dalla Stefani e diffuse dagli organi di stampa di allora, in particolare per quanto si riferisce all’Aeronautica, sono inferiori a quelle reali.

 

Il prospetto allegato alla relazione redatta sulla base dei conti e degli inventari chiusi alla data del 30 giugno 1940 riporta un totale di 764 velivoli inviati in Spagna (comprendendo 17 S.61 rientrati in Italia) (5); oltre a trascurare alcuni apparecchi civili, esso non tiene conto di altre decine velivoli - fra i quali dei Breda 28, dei Fiat BR.20, i Caproni Ca.135 - mentre furono certamente molti di più dei 376 citati dal prospetto in questione i Fiat CR.32 delle diverse versioni a vestire i colori dell’Aviazione Legionaria. Lo stesso dicasi per gli S.79. Non è da escludere che un’attenta per quanto difficile ricostruzione del complesso degli invii di materiale aeronautico, conduca nei pressi della cifra di 1.000 aeroplani citata da Galeazzo Ciano nel suo diario e riportata da altre fonti finora sottovalutate.

 

Quanto all’esercito, le cifre fornite dall’Agenzia Stefani sono quelle dei Ministero della Guerra riportate dalla “Rivista di Commissariato e Servizi amministrativi” (n. 2 del 1941), in parte diverse da quelle risultanti dalla documentazione degli ministero degli Esteri e da quel le della “Relazione finale sull’attività dell’Ufficio Spagna” (6).

 

 

SIAI S.81 Spagna guerra civile 1936-1939

 

 

Bisogna dire che in generale tutte le cifre della Spagna, comprese quelle degli aiuti ricevuti dalla Repubblica, sono destinate a subire sensibili messe a punto, essendo sottostimate quelle fino ad oggi comunemente accettate (7).

 

Può aprirsi a questo punto un altro interessantissimo campo di verifica sullo stato della ricerca: ricostruire con certezza il quadro dell’intervento militare italiano a fianco dei nazionalisti, sia in termini di materiali e armamenti che di uomini, costituisce indubbiamente un risultato rilevante, ma di per sé non esauriente. Una lunga ed arida elencazione di numeri, infatti, potrebbe condurre a conclusioni errate o parziali se non si tenessero nel dovuto conto l’analisi circa il contesto in cui le forniture italiane trovarono impiego, la loro qualità, i tempi in cui furono messe a disposizione e quindi il peso effettivo che assunsero nell’economia complessiva del conflitto.

 

Ma torniamo al nostro ragionamento. Quali furono i costi complessivi, diretti ed indiretti, degli aiuti forniti dall’Italia ai nazionalisti? E quale conseguenze proiettarono sulla nostra preparazione alla data del 10 giugno 1940? Malgrado le molte cifre a disposizione, peraltro discordanti, il capitolo è ancora tutto da scrivere. Né costituiscono risposte definitive opere e ricerche che hanno affrontato con rigore e grande competenza i risvolti economici dell’intervento italiano in Spagna (8).

 

Il ministero della Guerra inviò nella penisola iberica 160.000 tonnellate di materiali per un valore totale, conteggiato a tutto il marzo 1939, di 5.780.210.000 lire. La cifra comprende gli assegni corrisposti in patria per un ammontare di 1.393.900.000 lire (9).

 

Il ministero dell’Aeronautica effettuò 420 spedizioni (10) per un valore di 1.762.923.321 lire, comprendenti la fornitura di materiali occorsi per riparazioni eseguite in Italia, il consumo di carburanti e lubrificanti per l’addestramento di piloti nelle Scuole di volo italiane e varie spese sanitarie, ma al netto del valore dei materiali rimpatriati (11).

 

Per la Marina, un dato certo riferito alla data del 30 giugno 1938 e risultante dall’accordo italo-spagnolo “per il riconoscimento del credito del governo italiano per forniture speciali al governo spagnolo”, riporta la cifra di 1 79.546.244 lire, relativa ad apprestamenti difensivi, ai materiali ceduti a unità in servizio nelle acque spagnole e a spese per il funzionamento della Missione navale italiana. Andrebbero quindi aggiunti 84.804.671 lire corrispondenti al valore delle unità (due sommergibili, quattro cacciatorpediniere e due Mas e dei materiali ceduti ai nazionalisti dall’inizio della guerra al marzo 1939 ed inoltre un costo stimato in ulteriori 200 milioni per il noleggio di piroscafi (12).

 

Il totale generale arriva dunque a 7.807.484.436 lire, che ascendono a 8.496.284.889 lire in una relazione inviata al ministero degli Esteri alla fine del 1939. Somme ingenti, che tuttavia non possono ancora essere considerate definitive.

 

Nel caso dell’Aeronautica, infatti, i costi di competenza furono calcolati su un numero totale di velivoli inviati che, come si è visto, è sicuramente inferiore a quello effettivo. Bisognerebbe inoltre considerare altre attività, direttamente connesse alla guerra e che impegnarono numerosi reparti della Regia Aeronautica. A solo titolo di esempio si può citare il caso delle squadriglie della Ricognizione marittima: dall’agosto del 1937 la 142a, la 945a e la 188a furono impiegate in missioni di sorveglianza su rotte di sbarramento Sardegna- Tunisia per l’avvistamento del naviglio diretto ai porti della Repubblica; nel giro di poche settimane numerosi equipaggi totalizzarono oltre 100 ore di volo (13).

 

A ciò va aggiunto che le cifre della Marina non si riferiscono all’intero periodo di guerra e che forniture in quantità considerevoli giunsero in Spagna dopo la conclusione del conflitto. Andrebbe infine chiarito se tutte le amministrazioni adottarono gli stessi criteri nella determinazione del valore dei rispettivi materiali ceduti (14).

 

 

Fiat CR.32 Spagna guerra civile 1936-1939

 

 

Sommato a quello sostenuto in Africa orientale - valutato in circa 10 miliardi di lire al 10 luglio 1937 nella relazione sollecitata dal generale Alberto Pariani sottosegretario di Stato alla Guerra - l’impegno economico sostenuto dall’Italia in Spagna fu enorme, tale da influire pesantemente sul grado di preparazione militare alla vigilia dell’entrata nel secondo conflitto mondiale. Vale la pena ricordare, per disporre di un utile termine di confronto, che che il bilancio preventivo ordinario del ministero della Guerra fino a tutto l’esercizio finanziario 1939-40 non aveva mai superato i tre miliardi di lire annui.

 

La tesi secondo cui gli armamenti forniti ai nazionalisti erano prevalentemente di tipo antiquato e quindi di scarso peso in una guerra moderna, pur contando sostenitori autorevoli, non appare per nulla convincente. A parte che “le guerre non si fanno solo con le armi vere e proprie, ma anche (se non soprattutto) con gli autocarri e le scarpe e i viveri e le cucine e i teli da tenda e le divise e la benzina” (15), cose elementari che mancarono drammaticamente ai soldati italiani, furono proprio la debolezza economica e industriale del paese a rendere impossibile la sostituzione di ciò che era stato gettato nella fornace spagnola con altri materiali più moderni.

 

Prendiamo ancora a paragone l’Aeronautica, in quanto arma più di ogni altra sensibile all’evoluzione tecnica e costruttiva. Lo stanziamento di 1.200.000.000 di lire stabilito dal decreto del 5 luglio 1934 per un programma speciale di costruzioni in cinque anni, ridotti poi a tre, aveva impresso una forte accelerazione al ritmo di crescita della Regia Aeronautica. Nei primi mesi del 1936, con la nascita di tre nuovi stormi, la consistenza della Caccia era pressoché raddoppiata mentre proseguiva la costituzione delle grandi unità, Brigate e Divisioni aeree. Dall’estate 1936 all’estate 1939, per tre anni interi e “in un periodo in cui il riarmo aeronautico diventa frenetico in ogni paese europeo, in Italia [...j non si costituisce un solo nuovo reparto da caccia!”  (16). Non solo, l’impegno in Spagna assottigliò drasticamente le linee di volo e ridusse all’osso l’attività addestrativa. Ciò nonostante, fu necessario incrementare le esportazioni per portare un contributo alla bilancia commerciale e per “continuare a mantenere in fase di pieno rendimento le nostre officine”, costrette nel giro di due anni a ridurre l’impiego di materiali aeronautici importati dal 23 al 5% (17).

 

Sempre a proposito dell’industria aeronautica e dei problemi che la stessa era chiamata ad affrontare a seguito delle sanzioni, l’ingegner Giuseppe Stiavelii, progettista e colonnello del Genio aeronautico, in una serie di articoli apparsi su “L’Ala d’Italia” nella primavera del 1937 delineava un quadro e avanzava proposte che costituiscono un’analisi impietosa della situazione: con il riciclaggio dei materiali ferrosi si può soddisfare il 50% del fabbisogno nazionale di acciaio; per il nichel, la cui produzione è in mano agli Stati Uniti e all’Inghilterra, se ne possono recuperare 3.500 tonnellate ritirando dalla circolazione le monete divisionali; mancano cotone, carbone e gomma per la produzione di pneumatici; ci si aspetta miracoli dagli esperimenti in corso volti a ricavare petrolio dalle rocce asfaltiche e benzina avio dal carburo di calcio, ma per queste lavorazioni necessita molto carbone; i combustibili alcolici costano troppo e, ancora una volta occorre carbone per produrli. La preoccupazione costante, in definitiva, era quella di non ricorrere a soluzioni che comportassero l’esportazione di valuta, li problema, quindi, prima ancora che di politica internazionale o di capacità della nostra industria, era economico.

 

Il 31 maggio 1937 il generale Giuseppe Valle si rivolgeva al ministro delle Finanze, il grande ammiraglio Paolo Thaon de Revel, con toni accorati: richiamando un incontro con Mussolini nel corso del quale lo stanziamento di ulteriori somme era stato subordinato “al gettito delle entrate e alla campagna granaria”, il sottosegretario per l’Aeronautica sottolineava che il mancato rispetto degli impegni circa il reintegro in patria di ogni velivolo ceduto agli spagnoli, avrebbe comportato una diminuzione delle forze aeree in Italia di “300 ottimi modernissimi apparecchi inviati in O.M.S.” (Oltre Mare Spagna).

 

 

IMAM RO.37bis Aviazione Legionaria Spagna guerra civile 1936-1939

 

 

Pensare di far fronte, almeno in parte, a questa situazione attraverso la riscossione del credito accumulato nei confronti della Spagna, si stava dimostrando impresa defatigante. Sugli 8-8,5 di miliardi complessivamente spesi, a fine 1939 erano rientrati appena 486.371.766 lire, dei quali meno della metà in valuta e a copertura di forniture inviate non tanto al C.T.V. (Corpo Truppe Volontarie), quanto direttamente al governo spagnolo. L’atteggiamento risoluto del generale Gastone Gambara, ambasciatore a Madrid, e del governo italiano “nell’intento di accelerare la ripresa economica della Spagna e per rinnovarle l’espressione di amichevole comprensione dei suoi bisogni”, portò alla firma dell’accordo dell’8 maggio 1940. Esso, attraverso sconti e ulteriori abbuoni, forfetizzava in 5 miliardi di lire senza interessi l’ammontare del debito residuo per tutte le forniture e le spese fatte fino al 31 dicembre 1939, ma l’entrata in guerra dell’Italia mutò rapidamente il quadro economico e le relazioni fra i due paesi. Ben presto il ministro degli Esteri spagnolo finì per lamentare l’aumento straordinario della capacità cli consumo dell’Italia e la corrispondente diminuzione della sua possibilità di pagare i prodotti importati dalla Spagna. Prodotti, si sottolineava, il cui valore aumentava costantemente per la salita dei prezzi sul mercato mondiale, mentre l’andamento dei cambi registrava un sensibile apprezzamento dei valore della peseta nei confronti della lira (18).

 

Forse non è dunque un caso che nell’estate dei 1940 fra i caccia schierati alla difesa di Roma e di altri importanti centri demografici e industriali, figurassero ancora i Fiat CR.32 protagonisti assoluti della guerra aerea combattuta nei cieli spagnoli. Da quelle vittorie non erano trascorsi che una manciata di mesi, ma una nuova generazione di velivoli era ormai padrona dei cieli d’Europa.

 

A. Emiliani

 

 

Fiat BR.20 Cicogna Aviazione Legionaria Spagna guerra civile 1936-1939

 

 

Note

 

(1) Il contributo italiano alla vittoria della Spagna nazionale, in “II Popolo d’Italia” del 28 febbraio 1941.


(2) Si vedano, a titolo di esempio, Volontari dell’Esercito nella guerra di Spagna, a cura dei Ministero della Guerra, Milano, 1939; Operazioni militari in Spagna, La milizia nel pensiero del Duce, XVI annuale della M.V.S.N.; Il contributo dell’Aeronautica alla guerra di Spagna, in “Le vie dell’aria” n. 13 del 28 marzo 1940; Contributi alla civiltà fascista dati dalla Marina Italiana in “L‘Italia Marinara” n. 10 dell’ottobre 1939; Sui mari di Spagna, Tutta la marina Italiana, edizione speciale della “Gazzetta del Popolo”, 1941.


(3) Ramón Serrano Suñer, Entre Endaya y Gibraltar, Espesa, Madrid, 1947, pp. 263-264.


(4) Questo limite della storiografia italiana è stato evidenziato in termini precisi da Gregory Alegi nel saggio Qualità del Materiale bellico e dottrina d’impiego italiana nella seconda guerra mondiale: il caso della Regia Aeronautica, in “Storia contemporanea” n. 6 del dicembre 1987.


(5) Stato Maggiore Aeronautica, Ufficio Storico, Fondo O.M.S., cartella 97. L’elenco allegato alla relazione citata comprende: 10 Ap.1, 2 Breda 28, 13 BR.20, 23 Breda 65, 2 Ca.100, 6 CR.20, 2 CR.30, 83 CR.32N, 112 CR.32 bis, 378 CR.32 ter, 144 CR.32 quater, 2 G.8, 12 G.50, 68 Ro.37 bis, 28 Ro.41, 100 S.79, 84 S.8l, 10 Cant Z.506, 3 M.41, 16 Ca.310 e 3 S.55 per un totale di 764 velivoli.


(6) Alberto Rovigni – Filippo Stefani, La partecipazione italiana alla guerra civile spagnola (1936-1939). Vol. II, documenti e allegati. Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Roma, 1993, pagg. 454-464.

 

(7) A queste conclusioni sono pervenute le ricerche originali e minuziose di
Alfredo Logoluso, il cui prezioso lavoro si pensa possa presto tradursi in un libro che costituirebbe un apporto fondamentale alla storiografia del conflitto spagnolo e delle sue implicazioni.


(8) Si vedano, in particolare, Felice Guarneri, Battaglie economiche tra le due guerre, Il Mulino, Bologna, n. ediz. 1988; Vincenzo Giura, Tra politica ed economia - L ‘Italia e la guerra civile spagnola, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1993; Gianluca Balestra, L’industria aeronautica italiana in Spagna in “Spagna Contemporanea” nn. 3 e 4.


(9) Generale Mario Montanari, L’impegno italiano nella guerra di Spagna in “Memorie storiche militari”, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico. Roma, 1980.


(10) Delle quali 129 via mare con l’impiego di piroscafi, 237 via aerea con aeroplani delle linee civili, 41 costituite da trasferimenti in volo di velivoli bellici, 13 a mezzo di bagaglio personale.


(11) Rientrarono in Italia anche 596 motori. Il valore totale del materiale aeronautico rimpatriato, valutato a prezzo di perizia al momento dell’arrivo, ammontava a 81.438.729 lire.


(12) Per tutto quanto riguarda la partecipazione della Regia Marina in Spagna si veda F. Bargoni, L’impegno navale italiano durante la guerra civile spagnola (1936-1939), Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1992.


(13) A. Emiliani - G.F. Chergo, Nei cieli di Spagna, G. Apostolo Edit., Milano, 1986, pagg. 40-41.


(14) Il prezzo di cessione dei materiali forniti dalla Regia Aeronautica ammontava a 1.000.506.181 lire; su tale importo vennero applicate maggiorazioni volte a garantire il reintegro delle scorte senza far gravare sul proprio bilancio i maggiori costi derivanti da aumenti sul mercato delle costruzioni aeronautiche e per far fronte alle spese di allestimento delle spedizioni e di trasporto. In questo modo il costo totale addebitato alla Spagna raggiunse la somma di 1.762.923.321. Non sappiamo se Esercito, Milizia, Marina e altri Enti si comportarono nello stesso modo.


(15) F. Botti, Riflessioni sulla preparazione italiana in “Panorama Difesa” n. 48, ottobre 1988.


(16) R. Gentilli, L’aviazione da caccia italiana 1918-1939, Ed. A.I., Firenze, s.d., p. 110.


(17) Dal discorso pronunciato alla Camera dei Deputati dal generale Giuseppe Valle, sottosegretario di Stato per il 1° marzo 1938, in L’Aviazione nell’anno XVI dell’Era Fascista, Ministero dell’Aeronautica. Roma, 1938, p. 27.


(18) V. Giura, op. cit., pagg. 62-80

 

 

Alieuomini ringrazia il Direttore della rivista Storia Militare, Dottor Maurizio Brescia per aver concesso la pubblicazione dell’articolo, differente dall’originale solo per il corredo fotografico.

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